19 Jun
19Jun

Mentre riguardo questo sito che ho scritto personalmente, pagina per pagina, mi accorgo che di quanto il tema del viaggio abbia sempre permeato, "abitato" i contenuti che mano a mano si sono concretizzati nella mente e che hanno raggiunto i tasti di questo computer. 

Ed è con questo post, sul tema del "partire", che desidero dare inizio a questo blog. Luogo in cui, di tanto in tanto, lascerò che i pensieri della mia mente e del mio cuore assumano parole per essere condivise con chi vorrà leggerle. Pensieri fatti con umiltà, mettendo insieme pezzi di vita, di esperienza personale come individuo, come medico e analista transazionale, e come uomo che ricerca un senso superiore, "più grande" del significato dei sensi, in grado di dare senso a tutto il resto. 

Mi prenderò quindi la libertà di riportare riflessioni teoriche di Analisti Transazionali, Psicanalisti e Autori di varie discipline e provenienze, così come di collegare eventi di vita quotidiana con citazioni di artisti, canzoni e cinema. Mi riserverò, senza vergogne ed esitazioni, ovvero in piena libertà, di parlare anche di questioni spirituali e filosofiche. Perché l'uomo è fatto di carne (di "odorosi" bisogni e "calienti" pulsioni), di emozioni, pensieri e comportamenti, così come di ricerca di senso e desiderio di "Eterno".      

Sì, credo che la vita sia un viaggio. E partire (nel senso di iniziare un cammino nuovo) corrisponde a decidere di fare una nuova esperienza di sè: significa cedere a quella spinta interiore, al bisogno innato e presente nella natura di ogni individuo di scoprire qualcosa di nuovo, qualcosa che prima era inesplorato o che esisteva solamente nella fantasia; qualcosa che sentiamo che ci darà più soddisfazione, lasciandoci alle spalle (temporaneamente o per lungo corso) le sicurezze della vecchia e conosciuta strada di casa. 

Margaret Mahler (1975) - per citare un'autrice in campo psicoanalitico, descrive egregiamente la spinta naturale del bambino a "lasciare" progressivamente la sicurezza delle braccia della madre per esplorare il mondo, trovando la propria identità e separandosi da lei.

Credo personalmente che ogni "partenza" corrisponda ad un'esperienza simile: separarci dal conosciuto, da ciò che ci dà sicurezza e conforto, abbandonandoci al desiderio di esplorare "chi siamo veramente" e accettando il timore delle variabili che ancora non conosciamo e la paura di perderci senza poter tornare indietro.

Riuscire a "partire" non è affatto scontato: possiamo percepire madri (intese come situazioni di vita o relazioni attuali)   invischianti e disperatamente attaccate. Oppure possiamo sentirci influenzati dal nostro Bambino interiore, impaurito e convinto di non potercela fare da solo.

Ma quand'anche decidessimo di non partire, per paura o per impossibilità, la spinta alla ricerca, all'esplorazione del nuovo, il fascino e la voce dell'orizzonte aperto, diventeranno inquietudine, sottile tortura, sommesso lamento interiore.

E il desiderio di partire si ripresenterà alla nostra porta di casa, domandandoci conto del nostro viaggio.


Mahler M.S., Pine F., Bergman A., 1975: La nascita psicologica del bambino, Boringhieri, Torino 1978.
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